«… e io non posso fare a meno di pregarti: vòltati, anche se tutto il tuo essere si rifiuta di farlo».
Una ragazzina siede su un muretto. Dietro di lei lampeggia un’ambulanza: sta portando via il padre, colpito da un malore. Mentre i soccorritori partono per l’ospedale, lei resta seduta, di spalle. E al doloroso lutto che segue, la ragazzina continuerà a dare le spalle, convinta che sottrarsi alla sofferenza, concentrandosi sullo studio e sulla passione per il tennis, sia il modo migliore per affrontare una perdita che non è solo una questione privata, perché il padre era un politico noto e amato. Solo anni dopo, ormai adulta, capirà che «voltare la schiena a ciò che ci fa male richiede un tipo di forza che somiglia molto alla debolezza».
In Vòltati, Nina Buffi affronta l’impatto che ha avuto su di lei la scomparsa del padre Giuseppe, constatando amaramente quanto sia difficile, nella nostra società, parlare di lutto e ferite psicologiche. Strumento della sua investigazione è la scrittura: raccontando l’accaduto in un libro che è «quasi un romanzo» – forma che permette di dare voce, anche con l’immaginazione, a tutte le persone coinvolte –, l’autrice trova la chiave per scendere a patti con il proprio trauma, in una narrazione serrata e toccante.
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Nata il 2 aprile 1985, Nina Buffi ha trascorso infanzia e adolescenza a Bellinzona. Nel 2000, a quindici anni, ha dovuto affrontare la scomparsa del padre, il politico ticinese Giuseppe Buffi. Dopo gli studi in microtecnica biomedicale a Losanna e Vancouver, nel 2013 ha conseguito un dottorato al Politecnico di Losanna per una ricerca che unisce ingegneria e biologia. In seguito ha lavorato per una start-up a Berlino di cui è stata, dal 2019 al 2024, CEO. Da qualche mese risiede a Londra, dove è head of operations in una ditta di biotecnologie.
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Le presentazioni
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Rassegna stampa
Nina Buffi: ‘Quando morì papà, per anni non affrontai il trauma’, di Sabrina Melchionda, «laRegione Ticino», 13 novembre 2024